05.07.2012

Scontro sulle liberalizzazioni. Gli artisti: "Monti liberalizza i diritti connessi, i burocrati insabbiano tutto".


Il mondo della cultura esprime sconcerto. Il mercato dell’intermediazione dei diritti degli artisti, interpreti ed esecutori rischia l’impasse. È ancora ferma ai blocchi di partenza la liberalizzazione dei diritti connessi, quei compensi - diversi dal diritto d’autore - che spettano ad attori e interpreti musicali, ogni volta che vengano utilizzate (es. da tv, radio, in luoghi pubblici, attraverso le nuove tecnologie) registrazioni musicali e opere audiovisive (film, fiction ecc.).


A denunciarlo è stata un’interrogazione parlamentare presentata dalla Senatrice Simona Vicari del PDL, relatrice della legge di conversione del decreto legge sulle liberalizzazioni.
Ad oggi, nonostante siano ampiamente trascorsi i termini di legge, a tre mesi dall’entrata in vigore della legge sulle liberalizzazioni - che ha aperto alla concorrenza il mercato dei diritti connessi – non è ancora stato emanato il decreto attuativo che deve stabilire i requisiti minimi che ogni nuovo intermediario dovrà avere per operare nel mercato. Non solo: funzionari dell’esecutivo propongono interpretazioni delle norme in netto contrasto con il percorso ‘pro-liberalizzazioni’ promosso dal Governo Monti.

“Le liberalizzazioni rischiano di essere affossate. I nuovi operatori faticano a ritagliarsi uno spazio nel mercato. Senza il decreto attuativo l’intero settore dei diritti connessi viaggia con il freno tirato. Ci siamo assunti tutti la responsabilità di cambiare le cose per modernizzare il mercato, coinvolgendo e rendendo più consapevoli e partecipi gli artisti nella gestione dei propri compensi. È arrivato, dunque, il momento di passare dalle parole ai fatti”,
ha commentato Gianluigi Chiodaroli, Presidente diITSRIGHT, società che gestisce, dal 2010, i diritti connessi di oltre 300 artisti musicali e di numerosi produttori discografici.

“Per trenta anni i nostri diritti sono stati gestiti da un monopolio di fatto privo di trasparenza che è stato estinto per incapacità di raggiungere il proprio scopo statutario, cioè quello di raccogliere e distribuire i compensi spettanti agli artisti (al punto di aver accumulato nelle proprie casse oltre 130.000.000.00 di Euro, del cui destino non sappiamo ancora nulla). Dopo tre anni di battaglie abbiamo finalmente ottenuto che la legge facesse chiarezza sul fatto che non esiste e non ci potrà mai essere alcun monopolio legale sulla gestione dei diritti privati. Siamo sicuri che il Governo completerà il suo percorso ed emanerà a breve il Decreto attuativo come previsto dalla Legge in modo da consentire agli artisti l’effettivo controllo nella gestione dei propri compensi
” , ha aggiunto Cinzia Mascoli, Presidente di ARTISTI 7607, Associazione alla quale sono iscritti oltre 1200 artisti del cinema e nel cui direttivo compaiono, tra gli altri, Elio Germano, Neri Marcoré e Claudio Santamaria.

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