11.08.2021
DIRITTI STREAMING NEGATI AGLI ARTISTI DELLA MUSICA: ITSRIGHT RISPONDE ALLA NOTA DEL MIC.
ITSRIGHT ritiene doveroso oltre che opportuno rispondere alla nota diramata in
data 6 Agosto 2021 dall’Ufficio legislativo del Ministero della Cultura (link) in risposta al nostro comunicato stampa del 6 agosto 2021 (link).
Non
possiamo che confermare la nostra costernazione per la dimenticanza in cui è
incappato il Governo.
La soluzione proposta (nuovo comma art. 107 Legge sul
diritto d’autore), che il Ministero afferma essere risolutiva anche per gli
artisti della musica, di fatto non lo è.
Gli
artisti di opere musicali cedono da sempre tutti i loro diritti ai produttori
discografici, così come gli autori e gli artisti delle opere audiovisive da
sempre cedono tutti i loro diritti ai produttori audiovisivi.
Ora la
nuova norma dispone (solo per i futuri contratti oppure anche per quelli in
vigore?) che tutte quelle cessioni siano, finalmente, remunerate dai
produttori in modo adeguato e proporzionato agli sfruttamenti dei diritti
ceduti. Avrebbe dovuto essere già così. E comunque non basta.
Gli
autori e gli artisti di opere audiovisive, infatti, in aggiunta alla
remunerazione adeguata e proporzionata che ricevono dai produttori, godono da
anni di un ulteriore autonomo diritto all’equo compenso dovuto in loro favore
direttamente dagli utilizzatori, incluse le piattaforme di streaming on
demand.
La
ragione di tale previsione è semplice: la legge vuole assicurare certezza,
effettività e tempestività di remunerazione in favore di tutti coloro che
hanno prestato lavoro creativo ed artistico, mettendoli al sicuro da qualsiasi
comportamento negligente o furbo posto in essere dagli stessi produttori, i
quali sono gli unici legittimati a negoziare con gli utilizzatori (incluse le
piattaforme) stabilendo liberamente le condizioni economiche per lo
sfruttamento delle opere.
Il
Ministero ha perciò giustamente ribadito, anche nella nuova norma, che quelle
ulteriori tutele da tempo previste in favore degli autori e degli artisti di
opere audiovisive restino riconfermate e si aggiungano all’astratto principio
di adeguata e proporzionale remunerazione.
Chiedevamo
semplicemente che la medesima attenzione e cura nella tutela del lavoro
artistico venisse riconosciuta anche in favore degli artisti e musicisti
discografici, riconoscendo loro un analogo ulteriore diritto all’equo compenso
nei confronti delle piattaforme di streaming on demand.
Il
Ministero inspiegabilmente ha omesso di provvedervi.
Gli
artisti e musicisti si troveranno così ancora una volta in ostaggio dei
rispettivi produttori discografici, della loro diligenza, della loro
tempestività e della loro onestà nell’eseguire i contratti.
Recepire
una Direttiva UE è sempre un lavoro impegnativo che non richiede solamente
perizia tecnica, ma anche sensibilità e creatività politica, per calare
l’astrattezza delle norme nella realtà concreta, risolvendo quelle
sperequazioni, quale quella tra musicisti e produttori discografici, che le
sole logiche di mercato non riescono a superare, come testimoniato dalla
consolidata esperienza dell’audiovisivo.
L’iter
di recepimento della Direttiva Copyright non si è ancora concluso.
Confidiamo
che in occasione della discussione parlamentare il Ministero insieme alle
Commissioni competenti di Camera e Senato recuperi con creatività quella che
continuiamo a credere sia stata soltanto una dimenticanza.