Il provvedimento che ha richiesto un lungo
iter di approvazione, è frutto di un acceso dibattito tra le parti collettive
interessate e il legislatore, lì dove i contrasti si sono concentrati
sull’opportunità di intervenire in un mercato le cui regole erano appena state
modificate.
L’impulso su tale intervento arrivò dalla
Commissione Cultura della Camera dei Deputati che in risposta alle richieste
dell’ex monopolista ha approvato una Risoluzione in cui
evidenziava le ipotetiche problematiche che investivano il mercato, senza
tenere conto che il completamento della liberalizzazione era avvenuto poche
settimane prima con l’approvazione del Decreto sui requisiti minimi. Il Governo
inoltre ha rimandato il proprio potere legislativo per intervenire sulla materia a norme ormai superate e implicitamente abrogate quale l’articolo 7 del
DL 30 aprile 2010 n. 64 convertito con modificazioni dalla Legge di conversione
n. 100 del 29 giugno 2010.
Il Decreto va quindi nella direzione di non
favorire i nuovi operatori, imponendo norme in materia di definizioni degli
artisti, di criteri di ripartizione dell’equo compenso e della copia privata e
di gestione delle informazioni e dei dati ispirate, tutte ispirate ad un
modello monopolistico.
Il Decreto è stato pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 102 del 5 maggio 2014.
Il provvedimento è da considerarsi in vigore fino all'approvazione del
D.M. 5 settembre 2018 sui criteri di ripartizione dei compensi in favore
degli artisti interpreti ed esecutori, così come disposto dall’articolo 49
comma 2 del D.Lgs. 35/2017.