L’Italia recepisce la Direttiva Copyright senza riconoscere
l’equo compenso per gli artisti per la musica diffusa in streaming. Per noi di ITSRIGHT è un’occasione mancata.
Per più di due anni, anche attraverso la campagna europea
Payperformers, abbiamo chiesto alle Istituzioni di recepire l’articolo 18
della Direttiva riconoscendo un equo compenso in favore degli artisti
interpreti ed esecutori per la musica diffusa in streaming dalle piattaforme on
demand. Diritto che da tempo è già riconosciuto, per legge, agli attori ed
autori.
In questa campagna abbiamo dato voce alle richieste degli
artisti con diverse iniziative, l’ultima delle quali è stato l’appello
indirizzato al Ministro Franceschini e sottoscritto da migliaia di musicisti e
cantanti.
In sede istituzionale ci aspettavamo l’antagonismo dei
produttori discografici e delle loro associazioni, ma ci ha stupito e ferito la
posizione tenuta da SIAE, che ha fortemente osteggiato le proposte di
PayPerformers chiedendo espressamente a tutte le istituzioni coinvolte di non
riconoscere agli artisti il diritto da noi rivendicato.
Anche il Parlamento aveva chiesto un cambio di passo in
favore degli artisti. Del resto tutti i dati e gli studi degli ultimi anni
dimostrano che la categoria degli artisti è esclusa dalla distribuzione della
ricchezza che lo streaming on demand produce e che rimane nelle mani delle
piattaforme stesse e dei produttori.
Purtroppo il Governo ha fatto scelte differenti, deliberando
che la raccolta dei compensi per la musica diffusa dalle piattaforme resti
ancora in capo ai produttori discografici.
In sostanza nulla è cambiato rispetto al passato.
ITSRIGHT si impegnerà comunque ad implementare da subito
tutte le attività necessarie affinché sia attuato in concreto il principio che
almeno è stato riconosciuto a tutti gli artisti nei confronti dei propri produttori
discografici: quello di ricevere una remunerazione adeguata e proporzionata
anche per gli usi in streaming.