Diritti streaming agli artisti? Importi irrisori se non assenti. Siamo di
fronte ad un vero e proprio ostruzionismo dei discografici che, persino sull’applicazione
di una vecchia direttiva europea del 2011 riguardante i compensi della
Remunerazione Annua Supplementare dovuti agli artisti sui cataloghi degli anni
‘60, in violazione della legge, non ci forniscono i dati sui ricavi da
vendite e streaming e ci hanno costretti a citarli in giudizio. Zero
informazioni si traduce in zero pagamenti per gli artisti. Una via per superare
questa situazione è sicuramente quella di ampliare i poteri di AGCOM per
sanzionare chiunque violi gli obblighi della trasparenza informativa nei
confronti degli artisti.”
È quanto dichiarato oggi da Gianluigi
Chiodaroli, Presidente di ITSRIGHT nell’ambito dell’audizione
che si è tenuta presso la settima Commissione Cultura del Senato
incentrata su “I compensi corrisposti agli artisti delle piattaforme in
streaming”.
A differenza di quanto accade
agli artisti del settore audiovisivo, nel mercato dei diritti connessi musicali
agli artisti è negato il diritto di negoziare direttamente, attraverso le
proprie collecting, i compensi nei confronti delle piattaforme streaming.
In passato ITSRIGHT si è fatta
promotrice presso le istituzioni di una campagna per ottenere questa
equiparazione in occasione del recepimento della Direttiva Copyright del
2019. Purtroppo il risultato non è stato quello atteso. Ad oggi i
diritti streaming degli artisti restano in capo alle loro case discografiche in
virtù di contratti individuali che consentono ai produttori di imporre
condizioni che prevedono la cessione dei diritti a fronte di royalties molto
ridotte.
Nel recepire la Direttiva
Copyright il legislatore italiano ha previsto in favore delle collecting il
potere di agire direttamente nei confronti dei produttori per ottenere la “remunerazione
adeguata e proporzionata” proprio per tutte le utilizzazioni digitali.
A due anni dalle prime richieste
di ITSRIGHT, i discografici ancora tergiversano.
ITSRIGHT riscontra lo stesso
problema anche sul fronte della Remunerazione Annua Supplementare (RAS),
diritto introdotto dalla Direttiva UE n. 77 del 2011 che ha esteso a 70 anni la
protezione dei fonogrammi a fronte dell’obbligo dei produttori di pagare il 20%
sui ricavi da vendite e streaming digitali. La Direttiva, ad oggi, è stata
totalmente disattesa da tutti i produttori discografici italiani.
Ora ITSRIGHT chiede al Senato di
ampliare i poteri di AGCOM così da colmare le lacune nel sistema di enforcement
del vigente ordinamento italiano in favore degli artisti, per sanare nel
concreto una situazione in cui il soggetto che per legge deve corrispondere i compensi
si rifiuta di fornire le informazioni necessarie per trattare in buona fede con
le collecting degli artisti.