Riconoscere un equo compenso
in favore degli artisti della musica per l’utilizzo delle loro opere da parte
delle piattaforme di streaming on demand. È questa la raccomandazione che il
Parlamento fa al Governo nell’ambito dei pareri approvati
all’unanimità sia dalla Camera che dal Senato sullo Schema di decreto che
darà attuazione alla Direttiva Copyright.
Il Parlamento accoglie così le richieste di cantanti e
musicisti, che sono state oggetto, tra l’altro, di un recente appello al quale
hanno aderito 2000 artisti tra cui Paolo Fresu, Ligabue, Gianna Nannini, Mario
Biondi, Fabio Concato, indirizzato proprio al Parlamento e al Governo.
Sono diversi i parlamentari che si sono spesi in difesa
dalla causa, a partire dai Relatori, i deputati Fusacchia e Bruno Bossio, ma
anche i Senatori Modena e Margiotta, oltre all’Onorevole Vacca, che da tempo si
occupa dei temi del diritto d’autore ed è vicino alle istanze degli artisti.
“Siamo entusiasti che il Parlamento abbia compreso le
nostre ragioni. Siamo convinti che introdurre un equo compenso sia il miglior
strumento di tutela per tutti gli artisti. La politica oggi ha la grande
opportunità di sanare quell’insensata disparità che vede i ricavi delle
piattaforme e dell’industria discografica crescere grazie allo streaming e gli
artisti guadagnare poco o nulla per l’utilizzo delle loro opere. Auspichiamo
ora che il Governo segua le indicazioni del Parlamento e introduca nel Decreto
attuativo della Direttiva il diritto al compenso per gli utilizzi streaming in
favore degli artisti, così come avviene per le altre tipologie di utilizzazioni
(radio, tv,). È tempo di attuare un cambiamento necessario e non più
rinunciabile”. È il commento di Paolo Fresu che, insieme a ITSRIGHT, sostiene in Italia la
campagna europea Payperformers, nata proprio per riformare le regole del mercato
digitale e assicurare agli artisti una retribuzione più equa.
Il dibattito sui mancati diritti per gli artisti nel mercato
digitale è forte in tutta Europa. Le best practice europee e diversi studi
discussi dal Parlamento Britannico e dall’OMPI (Organizzazione mondiale per la
proprietà intellettuale) confermano l’inadeguatezza dell’attuale modello di
remunerazione degli artisti che, infatti, non hanno beneficiato minimamente del
boom dello streaming.
Ora lo sguardo di tutti gli artisti è rivolto al Governo
nella speranza possa finalmente essere attuata una riforma che possa riportare
il valore della musica nelle mani dei musicisti, riconoscendo loro quei
diritti, legittimi, di cui godono, per altro, da tempo, i colleghi
dell’audiovisivo.