GLI ARTISTI DELLA MUSICA RICEVONO POCO O NULLA DALLE PIATTAFORME STREAMING. LO RIVELA UNA SURVEY.
È urgente riconoscere agli
artisti il diritto a una equa remunerazione per lo streaming digitale, in linea con la Direttiva Europea sul Copyright.
Milano, 3 luglio 2020 - Quanto guadagnano gli artisti
dalla musica in streaming? Poco o nulla. È il dato che emerge da una survey
realizzata nell’ambito della campagna europea#PayPerformers, sostenuta per l'Italia da ITSRIGHT e nata per supportare la
richiesta agli Stati Membri di riconoscere agli artisti un diritto ad un’equa
remunerazione dalle piattaforme on demand per la musica diffusa in streaming,
così come previsto all’art. 18 della Direttiva Copyright. Degli artisti interpreti ed esecutori italiani che hanno partecipato
alla survey il 41% dichiara di non
ricevere alcun compenso per la propria musica diffusa in streaming attraverso
le piattaforme on demand. Il 25%
dichiara di percepire una somma che varia da 1 a 100 euro.Una situazione paradossale se si confrontano questi numeri con i dati
del mercato musicale che confermano come lo streaming sia oggi una delle
principali modalità di utilizzo di musica (+26% nel 2019 per il mercato
italiano). “Fate in fretta!”; “Non vogliamo aiuti, vogliamo solo i
nostri diritti!”; “Abbiamo un urgente bisogno di una riforma del sistema
affinché non siano solo le piattaforme a capitalizzare il lavoro degli
artisti”. A chiederlo
a gran voce sono gli artisti con numerosi appelli indirizzati direttamente al
Ministro Franceschini a chiusura della survey, affinché la politica intervenga
coerentemente con quanto chiesto dalla Direttiva. “I risultati
emersi dalla survey sono sconfortanti. Fanno ancor più effetto se letti nel
pieno dell’emergenza Coronavirus. È una battaglia di giustizia per tutti, soprattutto
per i musicisti e gli interpreti che oggi godono di minori tutele anche se danno
un contributo artistico imprescindibile ai successi che oggi sono ampiamente
diffusi in streaming. È chiaro, a questo punto, che la questione non va
rinviata”, ha commentato Paolo Fresu. “I tempi sono ampiamente maturi
per un cambio di rotta, per riconoscere agli artisti della musica il diritto a
una equa remunerazione per lo streaming digitale, così come avviene già da
tempo, tra l’altro, per gli artisti del cinema. Si tratta, di fatto, di
introdurre nel nostro ordinamento un nuovo diritto, seguendo le indicazioni
della Direttiva europea sul Copyright”. È il commento di Gianluigi Chiodaroli, Presidente di ITSRIGHT, società di
collecting che rappresenta oggi più di 8.000 artisti. La legge di delegazione europea, per il recepimento della Direttiva
Copyright, è ora all’esame della commissione politiche UE del Senato. ITSRIGHT,
che sostiene la campagna #PayPerformers in Italia, chiede che il Parlamento approvi gli emendamenti di maggioranza e opposizione in discussione
proprio in questi giorni che con chiarezza introducono il diritto all’equa
remunerazione per gli artisti della musica. In questo modo si potrà colmare il
vuoto normativo e dare un’effettiva attuazione al principio di
remunerazione adeguata e proporzionata per gli utilizzi digitali introdotto
dalla Direttiva.
Gli utilizzatori sono tenuti a trasmettere, ai produttori e alle imprese che gestiscono i diritti connessi, l’elenco delle registrazioni diffuse in pubblico.